mercoledì 22 luglio 2015

ALL'OMBRA DELLA LUNA - Storia di una strega mezzelfa (capitolo 1)

"L’inizio di un’avventura: Jhoanna l’alchimista"

La notte era ormai quasi passata, e Jhoanna cominciava a prepararsi ad affrontare un’altra giornata in battaglia. Ormai nessuno sapeva più il perché si combatteva. Da cosa era nata questa faida? Jhoanna se lo chiedeva sin da quando era una bambina.
<<Madre perché noi umani facciamo la guerra contro gli elfi? Son forse cattivi?>>, chiese un giorno da bambina a sua madre. Ma non seppe darle alcuna risposta e, come lei, chiunque altro a cui andasse rivolgendo la medesima domanda.

Jhoanna era molto sveglia ed intelligente, con un’innata curiosità per tutto ciò che la circondava. All’età di 11 anni i suoi genitori, avendo notato la sua predisposizione per codesta arte, la iscrissero alla scuola di alchimia del celebre Toranus Manlio, situata in un villaggio non molto distante dalle sue terre natali. Eccelse nello studio, spiccando fra i suoi compagni. A 15 anni, oltre che a conoscere tutte le piante ed i minerali che venivano utilizzati come ingredienti alchemici e ad esser riuscita a memorizzare tutte le ricette archiviate nella scuola, era stata anche in grado di crearne di nuove.

Gli anni passavano. Jhoanna non era più una bambina, ma continuava ancora a chiedersi il perché di quella lotta fra umani ed elfi. Era di indole dolce ed odiava quella che soleva definire una stupida guerriglia. “Combattere per un motivo che si è perso nei secoli non ha senso! Come vorrei poter mettere fine a tutto questo…”, pensava spesso tra sé e sé. Ma, in cuor suo, sapeva bene che da sola non sarebbe mai riuscita nell’intento. All’età di 27 anni, convinta di trovare delle buone informazioni sul campo di battaglia, decise di unirsi ai legionari, nonostante la violenza non facesse parte della sua natura.
E fu così che una tiepida mattina di primavera adagiò sul dorso del suo destriero la vecchia sella di cuoio, ne caricò ai lati due sacche, di cui una contenente la sua attrezzatura alchemica, salutò i suoi genitori con un forte abbraccio e, mentre una calda lacrima le rigava il viso, si mise in viaggio verso Nursia, la capitale degli umani. Il suo villaggio natio era alquanto distante dalla cittadella e per raggiungerla le sarebbero occorsi un bel po’ di giornate di viaggio.

Trascorsero tre giorni. Circondata dai boschi, passò le notti riparandosi come meglio riusciva, appollaiata fra i rami di un albero o nascosta in qualche anfratto. Fatta eccezione per il villaggio sede della scuola di alchimia, Jhoanna non aveva mai avuto modo di visitare i luoghi al di fuori della terra natia. Le sue uniche conoscenze su di essi erano state apprese dai libri. Trascorsero altri cinque giorni e, finalmente, raggiunse Nursia. Era proprio come se l’era immaginata: alte e forti mura si ergevano a protezione della capitale. Al centro della cittadella vi era la piazza principale, superata la quale era ubicato il palazzo di giustizia. Dopo aver sistemato il suo destriero, prese con sé la sacca contenente l’attrezzatura alchemica ed entrò nell’edificio, dove una guardia la condusse fino alla stanza dove si tenevano i colloqui per valutare le aspiranti leve.

Porse i suoi saluti al comandante addetto alla fase conoscitiva, prelevò dalla sacca il distintivo di alchimista, consegnatole il giorno del diploma, ed una missiva sigillata con della cera lacca blu sulla quale vi era impresso il marchio del preside della scuola, Toranus Manlio in persona, il più grande alchimista conosciuto.
Dopo aver posto il distintivo sul tavolo che si frapponeva fra lei ed il suo interlocutore, porse a costui la lettera e disse: << Sono Jhoanna Loriant, alchimista. Ho studiato presso la rinomata scuola di Toranus Manlio. Questa è la mia lettera di presentazione>>.
Presa in consegna la missiva, il comandante ne ruppe il sigillo e cominciò a leggerla a voce alta. Scritta personalmente da Toranus, nella suddetta vi erano tessute le lodi sull’abilità della giovane allieva, riferendosi ad essa coma sua discepola.

Le grandi doti dell’alchimista erano note ai più. Servì la sua legione in battaglia per molti lustri. Non vi era alcun nemico in grado di sopravvivere ai suoi veleni, o di sfuggire alle sue trappole alchemiche, come le più note sabbie mobili silenti. Un giorno però, rimase vittima di un’imboscata, nella quale perse l’uso del braccio sinistro. Non essendo più in grado di servire il suo popolo sul campo di battaglia, si ritirò a vita privata e fondò la sua scuola di alchimia.

Non capitava sovente che un alchimista chiedesse di venir arruolato, giacché era un’arte che in pochi decidevano di intraprendere. Al comandante parve dunque un’occasione ghiotta l’aver fra le proprie linee addirittura la discepola di Toranus Manlio. Approvò dunque seduta stante la richiesta della giovane donna assegnandola ad una compagnia.

Trascorsero circa tre anni da quando Jhoanna cominciò a servire il suo regno sul campo di battaglia. Le sue grandi doti alchemiche ed intellettive la portarono in breve a conquistare il grado di capitano. Avendo, or dunque, una compagnia, seppur piccola, ai suoi ordini, immaginò che le sarebbe risultato più agevole riuscire a carpire anche solo un qualche minimo indizio sulla scintilla che fece divampare quella faida. Ebbe modo di conferire in merito con molti ufficiali, ma persino nelle alte sfere non vi era alcuno che ne fosse a conoscenza.
Jhoanna soleva trascorrere i pochi giorni liberi a sua disposizione di biblioteca in biblioteca, china su testi storici, in cerca di una risposta, ma nonostante i sui sforzi non riuscì a trovare nemmeno un libro in cui tale argomento venisse trattato. Era come se quella parte della storia fosse andata perduta in un qualche oscuro meandro o, peggio, fosse stata volutamente occultata. “Non mi resta che andare a Rocciadura”, pensò.

Rocciadura, cittadella di origine nanica confinante sia con terre umane che elfiche, era circondata da una massiccia formazione rocciosa, che la avvolgeva come in un abbraccio. I nani non vollero mai prendere parte al conflitto; erano estranei ai fatti ed avevano intenzione di rimaner tali. Le loro cittadelle ed i loro villaggi erano aperte a tutti, in quanto non solevano fare distinzione alcuna fra razze. Socializzavano con chiunque ed avevano gran fiuto per gli affari. Erano noti per le loro grandi abilità nel lavorare qualsiasi tipo di metallo, dando luogo a leghe tanto resistenti quanto elastiche, dal quale ricavavano utensili, armi ed armature. Gli scudi da loro forgiati erano in grado di assorbire colpi di inaudita potenza. Solo un fortissimo attacco inferto con un’arma della medesima fattura sarebbe stato in grado di danneggiarlo. La qualità delle loro armi era tale da venir sempre più richieste dai vari regni, diventando così col tempo la loro principale fonte di guadagno. Oltreché esser bravi artigiani, i nani erano anche grandi studiosi e, nella loro cittadella, venne eretta un’accademia con una maestosa biblioteca annessa.

Rocciadura distava poche ore dal luogo ove era ubicato l’accampamento di Jhoanna, così in uno dei suoi giorni liberi decise di recarvisi per far visita alla biblioteca. Era immensa. Rimase esterrefatta dalla moltitudine di testi su cui il suo sguardo si stava posando. Dopo averne chiesto indicazioni sull’ubicazione alla bibliotecaria, si diresse alla sezione dove vi erano riposti i libri storici. Come suppose, riuscì a trovare molti scritti concernenti l’argomento che le interessava. La quantità dei testi da consultare era tale che un solo giorno non sarebbe stato sufficiente; le occorreva molto più tempo. Uscita dall’edificio, montò sul suo destriero e partì in direzione dell’accampamento, con l’intenzione di recarsi al cospetto del suo comandante per fargli richiesta di congedo, affinché potesse recarsi nuovamente a Rocciadura, ove avrebbe potuto continuare le sue ricerche per tutto il tempo necessario.

Non senza qualche difficoltà, riuscì ad ottenere il permesso di lasciare le truppe. Raccolse i suoi effetti personali e ripartì per la cittadella nanica. Una volta giuntavi, si diresse alla locanda, nella quale prese in affitto una stanza. Trascorreva le giornate in biblioteca e, mano a mano che le sue ricerche procedevano, Jhoanna soleva prender nota su di un taccuino le notizie che riteneva più rilevanti.

Di libro in libro quella parte oscura di storia principiava a prender forma nella sua mente. Assorta sull’ennesimo testo, ne voltava le pagine con cura onde evitare di rovinare l’antico tomo, quando d’un tratto ciò che vide raffigurato catturò la sua attenzione lasciandola perplessa. “Un momento! Ma…questo simbolo…io l’ho già visto!”.

“…Era immensa. Rimase esterrefatta dalla moltitudine di testi su cui il suo sguardo si stava posando…”

domenica 19 luglio 2015

Blog in costruzione!

Benvenuti visitatori!
La mia stanzetta non è ancora pronta. Appena avremo finito di arredarla, sarò ben lieta di ospitarvi per farvi dare anche solo una sbirciata dalla finestra incantata.
Vi chiedo quindi di portare un pochino di pazienza....presto potrete entrarvi...
Un mondo magico vi aspetta!