venerdì 13 novembre 2015

ALL'OMBRA DELLA LUNA - Storia di una strega mezzelfa (capitolo 4)

"Quattro secoli addietro: la scomparsa del Wernyr"

Jhoanna sbattendo le mani sul tavolo scattò dalla sedia.
<<Voi uno dei custodi, maestro? Allora le mie intuizioni erano corrette. Ricordate quando venni da voi e vi trovai accasciato al suolo?>>
Toranus annuì con un grugnito.
<<Vedete, nel momento in cui apriste la cassaforte per controllare che non avessero sottratto ciò che vi era custodito, il mio sguardo non poté fare a meno di posarsi sullo scrigno ivi riposto. Quando poi sfogliando le pagine di un antico testo mi son trovata dinanzi l’immagine del Wernyr, ho riconosciuto su quest’ultimo lo stesso simbolo che era inciso sull’oggetto in vostro possesso>>. 
Toranus si allontanò dalla finestra e, continuando ad accarezzarsi la folta barba, tornò a sedersi alla sua scrivania. 
<<La tua perspicacia non si smentisce mai!>> disse orgoglioso rivolto alla sua discepola. <<Quello in mio possesso è proprio il Fernyr, scrigno in cui vi è custodito il Jelar. Da generazioni ormai viene tramandato di padre in figlio e, prima della mia scomparsa, dovrò designare un degno erede, dato che non ho prole a cui poterlo affidare, e sei tu ragazza mia>>.
Jhoanna rimase basita.
<<Io? Ma non conosco altro sulla faccenda se non quello che son riuscita a trovare sui libri e la leggenda che mi ha raccontato sir L…>> si interruppe prima di proferire, non volendo, il nome di Lumen; non poteva rischiare di smascherarlo; poi si corresse <<…il mio amico qui presente>>.
Toranus emise una fragorosa risata. <<Puoi star tranquilla, mia cara, il vostro segreto con me è al sicuro. Credete davvero che non mi sia accorto dell’amuleto che costui porta al collo? Ti rammento che sono stato io il creatore del simulatus facies. Qual è il vostro nome dunque, messer “elfo”?>>
All’udire il suono di quelle parole Lumen sussultò. <<Lumen Pharenthir. Onorato di fare la vostra conoscenza, sir Toranus.>> rispose balbettando.
Jhoanna spazientita rincalzò. <<Ma l’altra runa? Sapete che fine abbia fatto? È vero che sono stati gli umani a portarla via da Sijhal?>>
<<Purtroppo è un quesito a cui non so dare risposta alcuna. Non ho fatto altro che chiedermelo ogni giorno da quando mi è stato affidato il Fernyr, svolgendo anche qualche ricerca in merito>>.

Dopodiché Toranus abbassando lo sguardo sospirò pesantemente; non aveva il coraggio di guardare la sua prediletta negli occhi per ciò che le stava per proferire. <<Jhoanna cara, sai che per me sei sempre stata come una figlia, e so che hai sempre nutrito un forte rispetto ed affetto nei miei confronti. Spero tu possa perdonarmi. Vi è una parte di storia di cui nessun altro, al di fuori del nostro ordine, ne è a conoscenza ed in qualità di custode ne sono stato messo al corrente. Purtroppo non potevo parlartene, anche se avrei voluto farlo con tutto il cuore, non prima di esser certo di potermi fidare completamente di te e designarti come mia erede>>.
<<Come sarebbe a dire? Posso capire il vostro dovere di custode, ma sapevate benissimo quali erano i miei pensieri in merito a questa follia e ciò a cui stavo andando incontro. Perché nonostante tutto non me ne avete parlato? Sapete quanto sangue ho versato e quante vite ho spezzato a causa vostra?>>

Innervositasi ulteriormente, principiò a percorrere in lungo e in largo la stanza in evidente stato di agitazione.

<<Devi sapere, ragazza mia>> riprese Toranus <<che quando il testimone passò a me, fui istruito su come svolgere questa ostica funzione, e la prima regola che appresi fu di mantenere a tutti i costi il segreto su ciò che riguardava gli scrigni e la storia ad essi collegata. Avevo bisogno di comprendere fin dove ti saresti spinta per scoprire la verità, per tale ragione ho preferito non intervenire. Solo così sarei potuto esser certo di aver fatto la scelta giusta designando te come mia erede >>.

Non riuscendo più a trattenere la rabbia, Jhoanna si avvicinò frettolosamente verso Toranus. Intuendo ciò che stava per compiere, Lumen la anticipò parandosi fra lei e l’alchimista, ricevendo un sonoro schiaffo sul volto.
Accortasi della gravità del gesto compiuto, tornò in se. Cadde in ginocchio, si portò le mani al volto e scoppiò in lacrime. Carezzandosi la guancia appena colpita, Lumen si chinò verso di lei e le porse la mano per aiutarla a rialzarsi.
<<Comprendo molto bene ciò che provate Jhoanna. Ma vi prego, cercate di calmarvi. Il vostro mentore tiene molto a voi. Di certo avrà avuto una ragione più che valida per tenervi celato il tutto. Non lasciate che le lacrime righino il vostro volto ed ascoltate ciò che ha da dirvi>>, estrasse un fazzoletto dalla tasca e glielo porse. Lei lo prese e si asciugò il viso.

Quella scena di sostegno e amicizia fra un elfo e un’umana, infuse in Toranus la speranza che, finalmente dopo secoli, qualcosa sarebbe potuto cambiare.

<<Suppongo vi sia dell’altro che dovremmo sapere. Ritenete che possa udire anch’io le vostre parole in merito, sir Toranus? O preferite che attenda altrove?>>
<<No, restate pure, giovane elfo. Ormai qual che è detto è detto. Tanto vale che rimaniate qui anche voi>>.

Lumen si alzò e invitò Jhoanna a sedersi.

<<Pochi decenni dopo la disfatta dell’oscura regina, il signorotto di un reame umano col suo seguito, un giorno, trovandosi di passaggio nella foresta poco al di fuori del regno elfico di Sijhal, giunse in soccorso della principessa che era stata attaccata da un manipolo di demoni seguaci di Elwayth. Tratta in salvo la fanciulla, la ricondusse da suo padre ed in segno di gratitudine il sovrano volle ricompensarlo con dell’oro. Ma l’ignoto signorotto lo rifiutò, proponendo che al posto di questo gli venisse consegnato il Wernyr. Il sovrano, indispettitosi dall’ambigua richiesta, ordinò che lui ed il suo seguito venissero arrestati. Si sarebbe privato di ogni ricchezza, ma mai e poi mai avrebbe ceduto lo scrigno contenente la pericolosa runa in mani altrui>>.

<<Richiesta alquanto curiosa>> , disse Lumen interrompendo il racconto.

<<Lasciate che prosegua e tutto vi sarà più chiaro. Durante la notte venne udito un forte boato, dopo di che il palazzo fu invaso dalle fiamme. Le guardie si diedero da fare di gran lena per portare in salvo chiunque fosse nell’edificio. Quando giunsero alle prigioni trovarono privi di sensi i soldati che erano ivi di guardia. Preoccupati si affrettarono a raggiungere le celle e, anche se le porte erano ancora chiuse, notarono che le sbarre erano state disciolte e dei prigionieri non vi era più traccia. Il sovrano si precipitò preoccupato alla cripta, luogo in cui era custodito lo scrigno, per portarlo al sicuro con sé, ma non lo trovò né lì né altrove in tutto il regno. Si rammentò dei loschi individui che fece arrestare il giorno prima e del loro particolare interesse verso l’oggetto, e capì che furono proprio questi ultimi a portarlo via. Il sovrano di Sijhal mandò delle truppe di soldati nei villaggi limitrofi in cerca dell’uomo e dello scrigno, ma senza ottenere risultato alcuno. Si rammentò dello stemma cucito sugli abiti del signorotto e lo collegò al casato Larkos. Decise quindi di presentarsi di persona nel reame per conferire col re. Gli riferì dell’uomo recante il simbolo del suo casato che lo aveva derubato dell’importante scrigno, chiedendogli la restituzione di quest’ultimo. Ma il re negò di esserne in possesso. Nel mentre vide passare al lato della stanza lo stesso giovine che aveva salvato sua figlia e inveì contro di lui accusandolo del furto. Il signore di Larkos offesosi dalle accuse rivolte al figlio, fece scortare l’elfo fuori dal regno. Non contento del trattamento ricevuto e convintosi che gli umani avessero sottratto il Wernyr perché schierati con Elwayth, dichiarò loro guerra>>.

<<Pazzesco!>> esclamò Lumen <<E da allora nessun altro si è più messo alla ricerca dello scrigno? Il suo ritrovamento avrebbe forse potuto metter fine alla follia>> .

<<Oh, è stato cercato eccome! Noi custodi del Fernyr abbiamo il solo compito di tenerlo celato e proteggerlo anche a costo della vita, ma il pensiero dell’altro scrigno disperso chissà dove mi spinse a cercarlo con ogni mezzo a mia disposizione. Sappiate che le due rune hanno una particolarità. Essendo complementari, una volta che l’una si trova a meno di un miglio di distanza dall’altra, comincia a reagire vibrando e producendo una luce propria. Per questo motivo portavo il Fernyr sempre con me, ma non ha mai avuto alcuna reazione di sorta purtroppo>>, sospirò, << l’ho cercato in ogni terra in cui potessi metter piede, ma per via della guerra non potei provare nei domini elfici ed ovviamente nemmeno in quelle appartenenti al regno oscuro di Ghorthien>>.

<<Ho battuto le nostre terre per quasi un secolo senza riuscire a trovarne nemmeno una minima traccia. Non credo sia in mani elfiche e comunque non avrebbe senso alcuno dato che gli elfi hanno dichiarato guerra agli umani convinti che fosse in loro possesso>>. Lumen si fece pensieroso.  <<Mmm… e se il ladro non fosse il principe di Larkos ma solo qualcuno che ne avesse preso le sembianze? D’altronde io stesso ho dovuto mutare il mio aspetto per giungere qui>>.
<<Potreste aver ragione, sir Lumen>> disse Jhoanna che nel mentre si era calmata <<se solo ci fosse un modo per confermare i vostri sospetti!>>

Il giovane elfo, con aria cupa, fece un gran respiro come per darsi forza.<<Beh, qualcuno in grado di aiutarci ci sarebbe, ma non è certo noto per la sua benevolenza. Speravo di non doverci avere mai a che fare in tutta la mia vita, ma a quanto pare non sarà così…>>



 "...Toranus abbassando lo sguardo sospirò pesantemente; non aveva il coraggio di guardare la sua prediletta negli occhi per ciò che le stava per proferire..."


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