sabato 4 febbraio 2017

ALL'OMBRA DELLA LUNA - Storia di una strega mezzelfa (capitolo 9)

"Nauris il corvo arcano"

Alla richiesta di Jhoanna, Lumen tornò sui suoi passi. Prese la seggiola che era in un angolo della stanza, la avvicinò al tavolo e si sedette accanto a lei.

<<Tranquilla, resterò qui a farvi compagnia se vi fa piacere>>.
Consumò con calma la calda pietanza. Un boccone dopo l’altro, il colorito riaffiorava sulle sue gote.
<<Vi sentite meglio adesso?>>, disse  rivolto alla donna che aveva appena terminato di consumare il pasto.
<<Sì, grazie>>.
<<Quando ho visto il vostro viso impallidire mi sono allarmato, sapete?>>
<<Mi spiace di avervi fatto preoccupare>>, rispose con voce affranta. <<Non so spiegarmene nemmeno io il motivo, ma quando lo stregone ha pronunciato quelle parole, è stato come se qualcuno mi avesse afferrato il cuore e lo avesse stretto con una forza tale da ridurlo in poltiglia. È stato orribile>>.

<<Comprendo ciò che intendete dire. Ho provato anch’io una spiacevole sensazione, ovviamente non come la vostra>>. Si sollevò dalla sedia, le pose le mani sulle spalle e la guardò negli occhi. <<Per il momento non pensiamo a ciò che ha detto. Non siamo ancora in possesso di ciò che lui ambisce, né sappiamo quando lo avremo. Adesso abbiamo una missione molto importante da compiere e ritengo opportuno concentrarci su di essa. Eravamo partiti in cerca di risposte e, contro ogni nostra aspettativa, ci siamo ritrovati con dei mezzi che potrebbero addirittura mettere finalmente fine alla guerra>>.
<<Avete ragione, Lumen. Ora dipende tutto da noi. Non ci resta che pensare a quale sarà la nostra prossima mossa>>. Si portò la mano destra al mento con fare pensieroso. <<Mmm…Toranus è sempre stato molto ben visto dalla Confederazione Delle Corone D’Argento, gode di un’ottima influenza verso costoro. Con il suo aiuto potrei cercare di ottenere udienza e raccontare loro come sono accaduti i fatti>>.
<<Potrebbe essere un punto di partenza. Io, dal canto mio, mi recherò a Sijhal per incontrare la figlia del vecchio custode sovrano. Se non rammento male, dovrebbe far parte dei Dodici Savi Del Crepuscolo come Anziana. Sono certo che i ricordi di quei giorni sono ancora vivi in lei e grazie allo specchio comprenderà che è stata una mera trappola dei demoni>>.
<<Tuttavia, ammesso e non concesso che ci ascoltino e che credano alle nostre parole, non sarebbe sufficiente. Per estinguere definitivamente la faida bisognerebbe che entrambi firmino un trattato di pace. Solo così sarà davvero tutto finito>>.

Lumen prese a camminare avanti e indietro per la camera sovrappensiero, finché non si arrestò improvvisamente. <<Ma certo, il tempio di Uhrena!>>, esclamò. <<Non v’è luogo migliore per porre in essere un simile incontro!>>
<< Questo nome non mi è nuovo. Dove l’ho già sentito?>>
<<Probabilmente a Rocciadura, milady. È il santuario eretto in onore della dea nanica della guerra, ubicato in una piana poco distante dalla cittadella ed essendo territorio neutrale vige il divieto di belligeranza. Potremmo incontrarci tutti lì e discutere sull’armistizio. Che ne dite?>>
<<La trovo una magnifica idea, sir Lumen>>, rispose. <<Domani mi metterò in viaggio verso la cara vecchia accademia di alchimia. Non vedo l’ora di raccontare al mio maestro quanto abbiamo scoperto>>. 

I suoi grandi occhi castani si illuminarono di una luce speranzosa, mentre sul suo viso compariva un largo sorriso. Lumen non riusciva a distogliere il suo sguardo dal volto di Jhoanna. Era la prima volta che la vedeva sorridere in quel modo da quando si erano conosciuti. Ne fu come rapito. Sentì nascere dentro di sé il desiderio di abbracciarla, stringerla, ma a malincuore preferì trattenersi.

Tra una chiacchiera e l’altra, la notte calò da un pezzo. 
<<Mi sa proprio che sia giunta l’ora di ritirarci, Jhoanna. Vi auguro pertanto sogni d’oro>>, le disse l’elfo, tornando poi nel suo alloggio. 

L’indomani mattina, procedettero coi preparativi per la partenza. Tutto era pronto, le bisacce con i loro effetti personali furono legate alle selle delle cavalcature. 
<<È giunto il momento di salutarci, messer Lumen, anche se per poco. Devo ammettere che è stato gradevole viaggiare in vostra compagnia>>.
<<Anche per me è stato un piacere, milady>>, le parlò il giovane elfo guardandola dolcemente. 

Da quando tempo addietro lasciarono Rocciadura per far visita a Toranus, Lumen si trovava ancora sotto l’effetto del simulatus facies, mostrando fattezze umane al posto di quelle elfiche. <<Ah, non vedo l’ora di riacquistare le mie sembianze! Mi manca il mio aspetto originario, sapete?>>
<<Rammentate come spezzare il rituale, vero? Prima dovete bere la pozione e solo dopo potete togliervi la collana>>.
Lumen annuì. <<Potete stare tranquilla, non sbaglierò di certo!>>.
<<Ah! Prima di salutarci dovremmo ponderare a come tenerci in contatto e comunicare all’altro l’esito delle nostre imprese, così da metterci poi d’accordo sul quando incontrarci al tempio di Uhrena>>, disse Jhoanna.
<<Basta unire le nostre capacità e troveremo una soluzione. Io potrei mandarvi Nauris, il mio corvo arcano. Ora ve lo presento>>. 

L’elfo si chinò. Con un dito toccò il terreno ed iniziò a tracciare il cerchio magico di quel sortilegio. Terminato, pose entrambe le mani sul suolo, chiuse gli occhi per raccogliere la necessaria concentrazione e sussurrò l’incantesimo di richiamo. Il tono della sua voce era talmente basso che Jhoanna non riuscì a distinguerne una sola parola. I segni sulla terra divennero luminosi. Fiamme fredde e scure comparvero al centro del circolo. Mano a mano divennero sempre più intense e corpose, assumendo la forma di un volatile. <<Cra>>, gracchiò. Si levò in volo compiendo ampi circoli nel cielo, per poi appollaiarsi sulla spalla del suo padrone.
<<Ecco a voi Nauris, il mio fido famiglio>>, disse mentre gli grattava affettuosamente il capo.
Era la prima volta che Jhoanna si trovava dinanzi una creatura simile. Tese la mano timorosa verso il corvo e gli sfiorò le lucide piume nere del petto col dorso delle dita. Nauris girò il capo di lato con fare altezzoso.
<<È in grado di percorrere lunghe distanze senza mai stancarsi, portando anche oggetti di piccole dimensioni e dal peso contenuto, come ad esempio una lettera. Potrei mandarlo da voi non appena avrò portato a termine il mio compito. L’unico problema è fargli sapere esattamente dove trovarvi>>.
<<A questo posso pensarci io>>. Raccolse da terra una piccola pietra ed un ramoscello secco. Estrasse dal borsello che portava alla cintola un coltellino e, con questo, si tagliò una ciocca di capelli. Da una delle sacche legate al suo destriero, prese una ciotolina vuota ed alcune boccette; contenevano tutte delle sostanze fluide, tranne una in cui vi erano delle erbe sminuzzate finemente. Mise il sasso ed i capelli recisi nella ciotola. Con una pipetta prelevò meticolosamente la giusta dose di liquidi e la versò su questi. Dopodiché coprì il tutto con la polvere erbacea. Con l’acciarino accese il rametto e lo avvicinò alla ciotola. Le erbe presero fuoco e si incenerirono un istante dopo. La lieve nuvola di fumo che ne scaturì fu soffiata via dall’alchimista. Nella scodella non vi rimase null’altro che il sassolino, il cui colore era divenuto di un verde scuro. Lumen l’aveva osservata incuriosito per tutto il tempo in cui fu all’opera.
<<Adesso questo semplice sasso è collegato a me, vedete?>>. La pietra stava vibrando, mano a mano sempre più forte. <<Ora mi allontanerò un po’. Quando non sarò più visibile, prelevatela dalla ciotola. Fra qualche minuto tornerò>>.

Lumen afferrò la pietra con la mano destra. Un lieve calore si sprigionò da essa, attraversando il braccio fino a diffondersi in tutto il corpo. Nella sua mente apparve l’immagine di Jhoanna: la schiena poggiata ad una parete; accanto a lei delle casse e qualche barile. Dopo un po’ Jhoanna fece capolino da lontano. Man mano che lei si avvicinava la vibrazione del sasso aumentava.
<<Allora, non avete provato nulla?>>
L’elfo le descrisse la strana sensazione di tepore che aveva avvertito e ciò che gli era apparso nei pensieri. <<Eravate sul retro di quella bottega, dico bene?>>
<<Esattamente. E non avete notato null’altro?>>
Lumen guardava incuriosito e divertito il sassolino ancora nella sua mano. <<Più vi avvicinavate e più oscillava. Quindi non solo indica la vostra posizione ma anche l’accorciarsi della distanza fra voi e chi lo possiede>>.
Jhoanna rise. <<Comodo, vero? E funziona anche con le creature magiche. Vi basta affidarla al vostro corvo arcano e riuscirà a raggiungermi senza alcuna difficoltà>>.
<<Ed anche questo problema è risolto. Ora non ci resta che metterci in cammino. Vi manderò Nauris con mie nuove non appena sarò pronto>>. 
<<Attenderò vostre notizie con ansia. Arrivederci, Lumen!>> 
L’elfo le afferrò le mani fra le sue, stringendole caldamente. <<A presto, cara lady Jhoanna!>>, la salutò sorridendo.

I due montarono in sella ai propri destrieri e si misero in viaggio, l’uno alla volta di Sijhal, l’altra verso il villaggio di Anteronin , ove era ubicata l’accademia di alchimia dalla quale prese il nome decenni or sono. 
E mentre alto nel cielo il Sole illuminava i loro cammini, Lumen e Jhoanna, accarezzati dal tepore dei suoi raggi, si allontanarono sempre più l’uno dall’altra, svanendo alla vista dei propri occhi, ma non alla voce dei loro cuori.


"...<<Cra>>, gracchiò. Si levò in volo compiendo ampi circoli nel cielo, per poi appollaiarsi sulla spalla del suo padrone..."



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